I Corpi by Baricco Alessandro

I Corpi by Baricco Alessandro

autore:Baricco Alessandro [Alessandro, Baricco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858834343
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-12-06T23:00:00+00:00


A Caterina de’ Medici e al maestro di Camden Town.

Queste pagine raccontano una storia verosimile che, tuttavia, non potrebbe mai accadere nella realtà. Raccontano infatti di due personaggi che si incontrano per tre volte, ma ogni volta è l’unica, e la prima, e l’ultima. Lo possono fare perché abitano un Tempo anomalo che inutilmente si cercherebbe nell’esperienza quotidiana. Lo allestiscono le narrazioni, di tanto in tanto, e questo è uno dei loro privilegi.

Uno

C’era quell’albergo, di un’eleganza un po’ appannata. Probabilmente era stato in grado, in passato, di mantenere certe promesse di lusso e garbo. Aveva ad esempio una bella porta girevole in legno, un particolare che sempre inclina alle fantasticherie.

Fu da lì che una donna entrò, a quell’ora strana della notte, apparentemente pensando ad altro, appena scesa da un taxi. Indossava solo un abito da sera giallo, piuttosto scollato, e neppure una sciarpa leggera sulle spalle: la cosa le dava l’aria intrigante di coloro a cui è successo qualcosa. Aveva una sua eleganza nel muoversi, ma anche sembrava un’attrice appena rientrata dietro le quinte, sollevata dall’obbligo di recitare e tornata in un qualche se stessa, più sincero. Così aveva un modo di mettere i passi, di poco più stanco, e di reggere la minuscola borsetta, quasi un lasciarla. Non era più tanto giovane, ma questo le donava, come succede talvolta alle donne che non hanno mai avuto dubbi sulla propria bellezza.

Fuori era il buio prima dell’alba, né notte né mattino. La hall dell’albergo dimorava immobile, elegante nei dettagli, pulita, morbida: calda nei colori, silenziosa, ben disposta nello spazio, illuminata di riflesso, le pareti alte, il soffitto chiaro, libri sui tavoli, cuscini gonfi sui divani, quadri incorniciati con devozione, un pianoforte nell’angolo, poche scritte necessarie, il font mai lasciato al caso, una pendola, un barometro, un busto in marmo, tende alle finestre, tappeti al pavimento – l’ombra di un profumo.

Poiché il portiere di notte, posata la giacca sullo schienale di una sedia povera, stava dormendo in una vicina stanzetta il sonno leggerissimo di cui era maestro, non ci sarebbe stato nessuno a veder la donna che entrava nell’albergo se non fosse che un uomo seduto in una poltrona, in un angolo della hall – irragionevole, a quell’ora della notte – la vide, e allora accavallò la gamba sinistra sulla destra, quando prima era la destra che poggiava sulla sinistra – senza ragione. Si videro.

Aveva l’aria di piovere, ma poi non l’ha fatto, disse la donna.

Sì, non si decide, disse l’uomo.

Aspetta qualcuno?

Io? No.

Che stanchezza. Le spiace se mi siedo un attimo?

Prego.

Niente da bere, vedo.

Non credo che diano la colazione prima delle sette.

Alcol, dicevo.

Ah, quello. Non so. Non credo, a quest’ora.

Che ora è?

Quattro e dodici.

Sul serio?

Sì.

Non passa più ’sta notte. Mi sembra iniziata tre anni fa. Lei che ci fa qui?

Stavo per andarmene. Devo andare a lavorare.

A quest’ora?

Già.

Come fa?

Niente, mi piace.

Le piace.

Sì.

Incredibile.

Trova?

Lei ha l’aria di essere la prima persona interessante che incontro stasera. Stanotte. Insomma quello che è.

Non oso pensare agli altri.

Tremendi

Era a una festa?

Non sono sicura di sentirmi molto bene.

Chiamo il portiere.

No, per carità.



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